Itinerari

Noto: scenario barocco tra olivi e mandorli

Noto, 11 gennaio 1963. Della città antica non rimane più nulla. Sono bastati due giorni, anzi, pochi minuti distribuiti nell’arco di due giorni, per radere al suolo case, chiese, palazzi e per strappare alla vita più di mille persone. Sul monte Alveria, abitato fin dalla preistoria, resta una distesa di macerie. Su quest’altura Noto non sarà più ricostruita.
I centri abitati distrutti dal terremoto sono 45, le vittime ben 60.000. E’ una catastrofe di dimensioni mai viste. Un dramma immenso, che però diventa occasione di rinascita per tutto il territorio. Tocca a Giuseppe Lanza, duca di Camastra, magistrato e rappresentante del regio governo spagnolo, dare il via a questo miracolo. Nominato Vicario generale per la ricostruzione della Val di Noto, svolge il suo compito con il massimo della serietà, della cura, dell’efficienza.

Noto: la nuova città
E’ sua l’idea di spostare la sede della città 8 chilometri più a valle, in un luogo meno impervio e più vasto, sul declivio del monte Meti. Ed è lui a coinvolgere nel progetto urbanistico grandi personalità diverse per origine e formazione. La ricostruzione è un lavoro corale che dura un secolo intero. Tra gli architetti che vi partecipano ci sono Rosario Gagliardi, Paolo Labisi, Vincenzo Sinatra e tanti capimastri e scalpellini. Grazie a loro e alla duttilità della pietra locale, Noto e Caltagirone, Militello, Catania, Modica, Palazzolo, Acreide, Ragusa  e Scicli sono diventate un unico grande capolavoro tardo-barocco. Nel 2002 il circuito delle città della Val di Noto è stato iscritto nel registro dell’Unesco.

Bellezze da non perdere
A Noto la pietra impiegata per cortruire palazzi nobiliari, chiese, conventi e teatro è un tufo dal colore dorato oppure rosato, che al tramonto regala spettacoli emozionanti. Gli edifici sono grandiosi, le strade ampie, grandi le piazze. Alcune architetture spiccano sulle altre per qualche particolare trovata scenografica. Le chiese del Carmine e di San Carlo Borromeo al Corso presentano facciate concave, quella della chiesa di San Domenico è convessa.  Su tutte domina, imponente, la cattedrale intitolata a San Nicolò.
La bellezza però non finisce in città. Appena fuori si trovano i resti di Eloro, antico centro fondato dai Greci; la Villa romana di Tellaro, con mosaici del IV secolo; alcune necropoli e le chiese bizantine di Pantalica. Poi si può scegliere di andare al mare, verso spiagge splendide come Lido di Noto, Fontane Bianche, Marina di Ragusa, Pozzallo, oppure visitare una delle riserve naturali della zona, l’Oasi di Vendicari, con la vecchia tonnara, o il Canyon di Cava Grande, dove le acque del fiume Cassibile formano cascate e laghetti.

Noto: una campagna silenziosa; più in là il mare, l’Etna all’orizzonte. Arte, archeologia, ma anche vino, olive, pomodori e soprattutto mandorle. Il vasto territorio della Val di Noto, in Sicilia, offre una straordinaria abbondanza di bellezze  e di bontà. E’ un trionfo che si esprime nell’architettura, ma anche in cucina.

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Info su: Mena Santoro

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1 Commenti

  1. Noto è solo una delle testimonianze dell’eccellenza del barocco ibleo in Sicilia, forse la più luminosa, è vero; ma suggerisco di non tralasciare località, tra l’altro vicine, come Ragusa Ibla, Scicli, Modica. La cucina iblea poi è fantastica!

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